PREDIS

PREDIS

Nella nuova co-produzione Teatro Incerto / CSS, la storia dei Magi si intreccia con le vite dei tre preti che, con un atto d’amore, si trovano a vivere il miracolo di una nuova nascita

 

anno

2013

testo

di e con Fabiano Fantini, Claudio Moretti e Elvio Scruzzi 

scene/luci

elementi scenografici Luigina Tusini

musiche

Glauco Venier

produzione

una co-produzione Teatro Incerto / CSS Teatro stabile di innovazione del FVG

con il sostegno di BCC Banca Credito Cooperativo Basiliano

 

 

 

 

 

"Ogni bambino che nasce ci ricorda che Dio non è ancora stanco degli uomini".

 

Tra le prime battute di Predis, questo bellissimo aforisma di Tagore diventa il messaggio attorno al quale si dipana la vicenda che vede protagonisti tre uomini dietro una porta.

 

Tre sacerdoti in una sala d’attesa.

Fin qui nulla di strano, se non fosse che la porta dietro la quale stanno aspettando è quella di un Reparto di Ostetricia. La partoriente è una donna che, per diversi motivi, sta molto a cuore a tutti e tre: un’immigrata a cui loro hanno dato accoglienza e aiuto per inserirsi nel tessuto sociale.

Ma ciò che rende i tre preti ancor più partecipi al lieto evento è il fatto di non sapere chi sia il padre del bambino che sta per nascere.

Ed è per questo che, con lievità, assumono su di sé il ruolo di padri teneri, preoccupati, amorevoli.

Sentimenti che li portano a fare i conti con le maldicenze di qualche parrocchiano, i pregiudizi, ma soprattutto con i loro dubbi, con il loro stesso bisogno di paternità.

In attesa della chiamata il tempo si sospende: sarà una lunga notte.

Natale è alle porte.

Il luogo in cui si svolge l’azione diventa spazio dell’anima: l’ospedale si fa deserto, labirinto, cielo stellato.

E giungono messaggi misteriosi che invitano i tre a mettersi in cammino.

 

Con l’inconfondibile leggerezza delle commedie del celebre trio del Teatro Incerto, Predis è soprattutto omaggio a quei preti che si trovano a vivere le loro piccole grandi battaglie nella solitudine e nell'indifferenza, dimenticati e derisi da un mondo che, come diceva David Maria Turoldo, “non perdona ai sacerdoti”.